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Magistratura Indipendente

PENALE  

Perché lo studio del diritto penale dell’Unione Europea?

  Penale   Europa 
 giovedì, 14 settembre 2017

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di ANDREA VENEGONI, magistrato addetto all'ufficio del Massimario e del ruolo della Corte di cassazione

 
 

A differenza di altri rami del diritto, quando si pensa al diritto penale, sostanziale e processuale, ancora oggi si è tendenzialmente portati a farlo in una chiave puramente nazionale. Questo perché chiunque di noi sa che in questo settore le norme direttamente applicabili, sia per la parte generale che per la definizione delle fattispecie criminose, che per gli aspetti processuali, sono di diritto interno. Tutt’al più, pensando al ruolo del diritto dell’Unione Europea, ci si può ricordare che norme di derivazione europea, ma extrapenali, concorrono alla formazione delle fattispecie penali, che restano però delineate dal diritto interno. E’ vero che negli ultimi anni la produzione legislativa europea in materia penale si è notevolmente arricchita con una serie di decisioni quadro e direttive, alcune delle quali molto note, ma le stesse non hanno evidentemente efficacia diretta e necessitano sempre di normativa interna di attuazione.

In altre parole, quindi, per moltissimi di noi, almeno per le generazioni di studiosi e di pratici che si sono formate fino ai primi anni 2000, il diritto penale ed il diritto dell’Unione Europea sono un binomio il cui accostamento non appare di immediata percezione. La realtà, però, oggi è cambiata.
L'iniziativa che prende avvio con queste pubblicazioni , di natura puramente divulgativa, allora, ha lo scopo di fare conoscere ad una platea più vasta possibile, in maniera estremamente semplificata, una materia che molti di noi – anzi, direi forse la maggior parte di noi - non hanno mai studiato nelle aule universitarie, e tuttavia oggi di grandissimo interesse perchè rappresenta, a suo modo, uno specchio dei tempi, essendo manifestazione della evoluzione del rapporto tra ordinamento interno ed ordinamento dell'Unione, in particolare in un ambito – quale il diritto penale – considerato da sempre, come detto, espressione della sovranità nazionale.
Si è così pensato, proprio per la finalità divulgativa sopra ricordata, di illustrare la nascita ed i progressi del diritto penale della Unione Europea – e, quindi, a scanso di equivoci, non ci si occuperà dei rapporti con l’ordinamento CEDU - attraverso un lavoro “a puntate”, scegliendo, cioè, alcune tappe fondamentali di questo processo, e pubblicando per ciascuna di esse una scheda illustrativa, di carattere tecnico, ma in forma estremamente semplificata, chiedendo venia se il livello del tecnicismo non sarà estremo e per le eventuali omissioni o eccessive semplificazioni.
L'interesse della materia sta nella sua stessa genesi e sviluppo, fino ad arrivare alle ultime manifestazioni, assolutamente eclatanti, nel sistema interno. Si è passati, infatti, da un'epoca, non così lontana risalendo ancora a non più di una ventina di anni fa, in cui si affermava che “il diritto penale europeo non esiste”,  ad una produzione legislativa sempre più rilevante, fino al recentissimo ordine investigativo europeo, ed, ancora più, al caso Taricco che, per essere chiari, è questione che nasce e sviluppa tutta nell'ambito di questa materia, e che dimostra in maniera evidentissima come non solo oggi essa esiste, ma ha assunto un rilievo così prominente nel nostro sistema che, per la prima volta, proprio riguardo ad essa, la nostra Corte Costituzionale ha ipotizzato l'innalzamento dei c.d. controlimiti. L’esercizio, si spera, potrà anche servire a comprendere il contesto in cui è maturata tale ultima vicenda che – indipendentemente da come la si voglia giudicare - non è, quindi, frutto di una iniziativa estemporanea della Corte che, del tutto inopinatamente, ha deciso una improvvisa e pesante incursione in un sistema interno, ma è il risultato della evoluzione di un processo che dura da anni e che ha un chiaro e specifico retroterra.
Si tratta di un viaggio che è anche il ripercorrere la storia dell’Unione Europea e le sue vicende. Una storia affascinante, tormentata, contrastata, ma in continuo movimento, e nella quale l’obiettivo della creazione di una “area comune di giustizia” anche penale è diventato uno degli scopi principali, per cui non può che essere stimolante ed entusiasmante pensare che anche noi, come operatori pratici del diritto, siamo i primi chiamati a contribuire a tale costruzione che, in fondo, dovrebbe rappresentare l’Europa di domani.

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[1]Che prende spunto e sviluppa un mio recente scritto “La direttiva per la protezione degli interessi finanziari della UE (c.d. direttiva PIF): un passo avanti nella costruzione del diritto penale europeo o un’occasione persa?”, in www.ilpenalista, 27 luglio 2017

storia affascinante, tormentata, contrastata, ma in continuo movimento, e nella quale l’obiettivo della creazione di una “area comune di giustizia” anche penale è diventato uno degli scopi principali, per cui non può che essere stimolante ed entusiasmante pensare che anche noi, come operatori pratici del diritto, siamo i primi chiamati a contribuire a tale costruzione che, in fondo, dovrebbe rappresentare l’Europa di domani.

 
 
 
 
 
 

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